PRIN PNRR 2022

Il Simeto

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Data:

16/07/2025

Descrizione

Proposta di ripristino degli ecosistemi fluviali: il caso del Simeto A partire dagli anni cinquanta dello scorso secolo, nel bacino idrografico del Simeto, il più esteso della Sicilia, sono state realizzate opere idrauliche che hanno prodotto profonde alterazioni ambientali. Le opere alle quali è possibile ascrivere i maggiori danni sono gli sbarramenti effettuati con dighe e traverse. Gli sbarramenti, infatti, determinano la frammentazione e la perdita di connettività longitudinale dei corsi d’acqua in cui insistono e, trattandosi di opere di derivazione, ne riducono le portate e ne alterano i regimi idrologici. Tra le opere che insistono sul Simeto una traversa, nota come traversa di passo Martino, ne sbarra il corso ad appena 7 km a monte della foce, producendo effetti negativi sulle comunità acquatiche e, in particolare, sulle specie ittiche che hanno la necessità di spostarsi da monte a valle di essa e viceversa. Specie che un tempo erano ampiamente diffuse a monte di quest’opera, come Anguilla europea (Anguilla anguilla L., 1758), considerata a rischio critico di estinzione (CR sensu IUCN) e Cefalo (Mugil cephalus L., 1758) non hanno più la possibilità di risalire il Simeto a causa dell’ostacolo che essa rappresenta. La traversa fu costruita tra il 1984 e il 1987 al fine di derivare le acque del Simeto, immetterle in un impianto di trattamento a flocculazione e distribuirle alla Zona Industriale di Catania. L’impianto, sovradimensionato rispetto alle portate del Simeto e ai fabbisogni della Zona Industriale, non entrò mai in funzione e fu, in breve tempo, abbandonato; da oltre 30 anni, versa in uno stato di assoluto disfacimento. Era stato anche ipotizzato che la restante parte delle acque derivabili fosse destinata all’invaso di Lentini, mediante un sistema di condotte che non fu mai realizzato.  La traversa di Passo Martino costituisce, quindi, un’opera del tutto priva di utilità e non è ipotizzabile alcun suo recupero attuale o futuro. È infatti improponibile qualunque ipotesi di derivare acque dal Simeto in corrispondenza della traversa, giacché, a causa delle derivazioni di monte, il fiume presenta, in questa sezione, un regime idrologico profondamente alterato e portate drasticamente ridotte. Il prelievo di acque dal Simeto non sarebbe, peraltro, possibile per la presenza dei vincoli ambientali al quale è sottoposto il tratto di fiume in cui ricade la traversa: zona A della riserva naturale “Oasi del Simeto” e due aree della Rete Natura 2000, la ZSC "Foce Simeto e lago Gornalunga", codice ITA 070001 e la ZPS "Biviere di Lentini, tratto medio e foce del fiume Simeto e area antistante la foce", codice ITA 070029.  Se la prospettiva di recupero del sistema fluviale è stata da tempo avanzata dagli ambientalisti e dagli studiosi della materia, tale soluzioni oggi si impone alla luce delle previsioni contenute nel recente Regolamento sul ripristino della natura (Reg. UE n.1991 del 24 giugno 2024).  Facendo seguito alla Strategia dell’UE sulla biodiversità, che invita ad adoperarsi in maniera più significativa per ripristinare gli ecosistemi di acqua dolce e le funzioni naturali dei fiumi, il Regolamento precisa che tale ripristino include “interventi volti a ripristinare la connettività naturale dei fiumi, delle loro zone rivierasche e delle loro pianure alluvionali, anche attraverso l’eliminazione dele barriere artificiali, al fine di agevolare il conseguimento di uno stato di conservazione soddisfacente per i fiumi, i laghi, gli habitat alluvionali e le specie che vivono in questi habitat protetti dalle direttive 92/43/CEE e 2009/147/CE”. L’Unione europea pone l’obiettivo del ripristino di almeno 25.000 km di fiumi a scorrimento libero, ponendo particolare attenzione all’eliminazione delle cd. barriere obsolete, ovvero a quelle che, come nel caso del Simeto, non sono più necessarie per alcun uso. È di tutta evidenza come tale nuovo trend europeo renda non solo possibile ma addirittura auspicabile un intervento di demolizione della traversa di Passo Martino e di ripristino ambientale della sezione del fiume Simeto in cui essa insiste.  Tecnicamente l’intervento di rimozione non presenta particolari difficoltà, come dimostra l’esperienza maturata in altre nazioni europee o extraeuropee nelle quali, da tempo, si rimuovono opere della stessa tipologia della traversa di Passo Martino o ancora più complesse, necessitando, unicamente, di essere supportata da studi propedeutici tesi a dimostrare sia i benefici che esso produrrebbe, sia a garantire che esso non determini conseguenze negative a monte e a valle del tratto di fiume interessato, sia a minimizzarne gli impatti in fase di esecuzione dei lavori.  Si precisa, al riguardo, che tale intervento – in un ecosistema fluviale caratterizzato, a monte (a distanza di circa 29 Km), da un altro sbarramento, costituito dalla traversa di Ponte Barca -  consentirebbe di restituire continuità ai due tratti di fiume a monte e a valle della traversa, consentendo così al Simeto di avere un tratto collegato al mare e libero di scorrere senza barriere per una linea di 36 km, anziché gli attuali 7 km. Giova in ultimo considerare che tali interventi, oltre che per regioni di interesse naturalistico, rispondono oggi all’esigenza di intervenire con misure di contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici Per tali ragioni L’Università di Catania, nel suo ruolo di Coordinatore Scientifico del Progetto di Ricerca di Rilevante Interesse nazionale (PRIN 2022) propone
  • Il ripristino di un tratto dell’ecosistema fluviale del Simeto, attraverso l’eliminazione della traversa di Passo Martino

Ultimo aggiornamento: 24/09/2025, 12:47